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6/09/2011

AUTOGOL BIENNALE 2011

Che dire
riporto integro l'articolo di Maria Teresa Ferrari

L'Italia insieme ad altri paesi del mondo fa fatica a trovare una dimensione della bellezza,intrisa di violenza e opere di pessimo gusto ,mescolate ad opere del TINTORETTO si apre la Biennale.

All'ingresso Tintoretto non c'è confronto

VENEZIA. Le esposizioni dei 28 Paesi ospiti
Nulla dell'arte contemporanea regge il confronto con la bellezza Un'immersione nel dolore del mondo che lascia angosciati

03/06/2011
Zoom Foto
VENEZIA
Mettere tre quadri del Tintoretto al Padiglione Centrale della Biennale veneziana, ai Giardini: che autogol. Tutto quello che viene dopo non può competere. Ma forse è una scusa, per giustificare l'amaro in bocca che lascia questa Biennale.
Anche ai Giardini, spazio che, con i suoi 28 Padiglioni di altrettanti Paesi del mondo, solitamente riserva belle e interessanti sorprese. Non dipende dal Tintoretto. Dipende da questo mondo che fatica a trovare bellezza.

È angosciante attraversare questa Biennale, troppo algida all'Arsenale, troppo cupa ai Giardini. Si parla di guerra, ovunque, di violenza, di morte. Anche quando lo si vuole fare con toni ironici (Stati Uniti) o di denuncia (Thomas Kilpper, che ha realizzato sul pavimento del padiglione danese i ritratti di alcuni leader mondiali invitando i visitatori a calpestarli), il tutto appare sconfortante.

Dalla Russia al Brasile, all'America, dove un carro armato rovesciato, diventato un'icona della rassegna, è posto davanti all'ingresso del Padiglione. Un'atleta ci corre sopra, su un tapis roulant.
Una delle stanze più popolate del padiglione centrale è ludica. Al centro, un cubo di plastilina rossa, panna e grigia di Norma Jane.

La gente è invitata ad intervenire: stacca la plastilina, la usa, la attacca alle pareti, ormai riempite di scritte e disegni, se la porta via. Si cercano ovunque le famose «Illuminazioni», che danno il titolo a questa edizione, ma si trovano con fatica.
In Francia ce le regala un artista consacrato come Christian Boltanski. La sua installazione si intitola Chance. Affascinato da sempre dal tema del caso, del destino, Boltanski ci invita a riflettere: siamo stati scelti da un Dio che ha già deciso tutto il nostro percorso. Oppure no? Facce di neonati su fotogrammi ingranditi scorrono velocissime su un nastro trasportatore.

La sfilata si arresta in modo casuale e uno dei volti dei bambini si illumina mentre suona un allarme.
Chance: quel bambino nascerà. In una delle due sale laterali, un contatore a numeri luminosi mostra a sinistra il numero delle nascite, a destra il numero dei decessi nel mondo. Alla fine della giornata, le nascite sono sempre superiori ai decessi, la quotidiana vittoria della vita sulla morte.

Nella terza sala, un enorme videoschermo con immagini di volti umani sezionati e continuamente mescolati gli uni con gli altri. Il risultato è una sorta di inventario di possibilità combinate.
Abbiamo parlato di vita e di morte. L'Egitto che ha dedicato il suo spazio ad Ahmed Basiony, morto durante la rivoluzione.

È stato uno degli esponenti più in vista come artista e insegnante nell'uso delle nuove tecnologie mediali. Per quattro giorni Bassiouny ha ripreso con la sua videocamera gli eventi di piazza Tahrir.

Anche il Giappone ci coinvolge. L'installazione tocca per quel senso di precarietà che trasmette e che rispecchia questa terra, ancor più oggi che abbiamo vive le immagini del disastroso terremoto. Tabaimo ha realizzato a mano un film a cartoni animati, poi ha usato le immagini in sequenza. Grazie a degli specchi le immagini sono ovunque, le si calpestano, le attraversiamo.

Alla fine corriamo in Grecia, ne abbiamo bisogno. La Grecia rimodella il suo padiglione. Beyond Reform di Diohandi è un luogo dell'anima dove i materiali, la luce, il suono e l'acqua coesistono. Ci sono solo acqua e un fascio di luce. C'è sempre bisogno di azzerare per rinascere. Non a caso la Grecia è vicina a Venezia, in Biennale.

Plessi ci dona Mari Verticali, sei enormi barche inclinate di 45 gradi ciascuna che navigano sulle onde riprodotte di sei diversi mari del mondo. Un inno all'acqua e al viaggio, un'opera che chiude il cerchio. Bisogna tornare a Venezia per cogliere la luce. Venezia è luce, è tutta la luce del mondo. Ce l'hanno insegnato i grandi della pittura, Turner compreso. Ma è difficile trovare «Illuminazioni» contemporanee in questo mondo che riescano a donarci una tale intensità.

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Opere di Coltro e Arrivabene al padiglione italiano della Biennale d'arte, all'Arsenale di Venezia

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Polup

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